L'accordo di libero scambio con il Giappone mette a rischio le eccellenze agroalimentari marchigiane. Nessuna delle 36 denominazioni di origine e indicazioni geografiche della nostra regione è stata ricompresa nella lista di quelle protette dal Jefta e questo significa via libera alle tante imitazioni dei prodotti marchigiani come il pecorino romeno o il Verdicchio prodotto con il wine kit.
"Questo accordo - commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche - fa male all'Italia, che vede riconosciute solo il 6% delle igp agroalimentari e il 5% delle doc e igt dei vini ma fa malissimo alle Marche che scompaiono completamente dalla mappa delle tutele. La mancata protezione dei marchi tipici non riguarda solo le produzioni nei Paesi con i quali è stato siglato l'accordo ma anche la possibilità che sui quei mercati giungano imitazioni e falsi realizzati altrove". E pensare che l'export marchigiano verso il Sol Levante, nei primi nove mesi del 2018, ha generato un valore che ha superato i 7 milioni di euro, in lieve calo dell'1,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente secondo una rielaborazione di Coldiretti Marche sugli ultimi dati Istat. Tra i prodotti più gettonati c'è il settore delle bevande trainato dai nostri vini che vale oltre 3,5 milioni. Bene anche i prodotti alimentari: 2,2 milioni di euro in aumento del 1,8%. Tra questi volano l'ortofrutta lavorato e conservato (+43%) e i formaggi (+6%). Dall'intesa con il Canada (Ceta) a quella siglata con il Giappone e Singapore fino alla trattativa in corso con i Paesi del Sudamerica (Mercosur, - denuncia la Coldiretti - si assiste al moltiplicarsi di accordi di libero scambio da parte dell'Unione Europea che legittimano a livello internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi.
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